Chi mi credo di essere?
Il mio lavoro si fonda sul segno.
​
Occhi puntati addosso, sguardi, ricerca, osservazione della vita che scorre, del fatto, del vissuto, dell'accaduto.​ La natura stessa si anima, occhi che spuntano fuori ed osservano. Foglie, sguardi, fessure, ferite, solchi...
​
La nebbia dalle nostre parti alle volte aiuta a leggere il panorama con maggior attenzione. Tende al grigio, ma se la si illumina da dentro, il suo pulviscolo ne espande la luce fino a creare ed accarezzare orizzonti di difficile comprensione.
Non so mai dove finiscano le mie matite e i pennini, le chine, magari in qualche angolo buio di una stanza. Il buio ha lo stesso effetto della nebbia, anche le stanze diventano bellissime al buio, alle volte scopri riflessi o bagliori che con la luce non immaginavi. ...E nel buio anche le opere si muovono meglio e anche tu ti trovi a tuo agio nel guardare. Nessuno ti vede.
​
Osservare, scavare, incidere, graffiare, tutte parole che si ripetono nella mia storia, che si ripetono nella mia zona di luce o forse nel mio buio.
​
Ed io mi immergo tra le linee per cercare l'equilibrio.