“ogni volta che metterai l’anima in un gesto, ti sarai perdonato un po’ di più”
Sembra banale come frase, come invito. Sembra scontato no?
Eppure è un cammino a ritroso, fatto di svestizione di ciò che è un “sovrappiù”, di ciò che è resistenza, di ciò che non ti concede di esprimerti liberamente, di metterci l’anima, di Darsi.
Sto male tutte le volte che non mi do il permesso di dire come la penso, tutte le volte che vorrei dirti che “ti voglio bene” e mi trattengo, tutte le volte che dico di “si” quando vorrei dire “no”, tutte le volte che avvallo la logica a sfavore del sentire, tutte le volte che mi allontano da me, tutte le volte che resisto a darmi, che resisto a sentire.
E come dice Lacan : “ l’unica colpa imputabile a qualcuno è l’aver rinunciato al proprio desiderio. Il proprio non quello di un altro”.
Quindi, METTERCI L’ANIMA che significa e come si fa?
Per esperienza pregressa, per ciò che vivo ogni giorno, “metterci l’anima” per me significa: – ancor prima di tutto – esporsi per ciò che sento vivo e autentico dentro me, e non sempre è qualcosa di piacevole.
Metterci l’anima comporta abitare un conflitto o un dilemma: essere me stessa o come mi vogliono?
Porsi questo interrogativo, vederlo esistere dentro di se conduce ad oltrepassarlo; e invece quanto spesso vuoi risolvere ciò che è natura dentro te? Quanto spesso dimentichi l’ombra come tua figlia, dimentichi l’incoerenza, il conflitto, la paura, il dubbio, il dolore? illudendoti che cosi facendo non ti appartenga più, credendo di averlo lasciato da qualche parte, averlo posato tra gli oggetti che non sono di tua proprietà.
Abitare il conflitto consente di METTERE L’ANIMA in ciò che vivi, potrebbe sembrare superfluo, eppure è solo in esso che l’essere umano ha la rivelazione della sua condizione più vera e autentica.
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