Restituisci a te stesso la libertà di espressione, l’auto-governo di declinarti nella versione più autentica che possa parlare di te, con te.
Restituisci a te stesso il ricordo del corpo, del suo movimento, della sua antichità, la casa delle resistenze e dei tuoi canali torrenziali. La casa.
Restituisci a te stesso il prendere dell’inspirazione e il lasciare andare dell’espirazione, la bellezza collaterale del godimento di questa stasi e di questo moto perpetuo, instancabile.
Restituisci a te stesso l’innamoramento ingenuo a cospetto di quello che accade per te ,e tu rifiuti, di quello che si presenta a te e tu rigetti.
Restituisci a te stesso il pianto del dolore che grida e non ascolti, del bisogno che taci e vorresti dichiarare, dell’egoismo noncurante dell’altro.
Restituisci a te stesso la prepotenza di ridipingerti daccapo, di cambiare idea, di stravolgere il senso, di tornare, di partire, di errare.
Restituisci a te stesso il cuore e quindi il cor-aggio, il ri-cor-do, l’ac-cor-gersi, l’ ac-cor-do, il cor-po.
Restituisci a te stesso la tua “luce coerente”, la voce dell’integrità morale conosciuta, il rischio di curiosare in ciò che ti aspetta.
Restituisci a te stesso la bramosia di conoscenza, la contemplazione del mistero e la fede del viaggio.
Restituisci a te stesso la consapevole volontà di incontrare lo sguardo dell’altro, di concederti un sorriso in più, di ricevere il dono.
Restituisci a te stesso la relazione intima, l’indipendenza e l’autonomia all’interno di un legame, la franchezza e lo specchio di ciò che porti nel campo.
Restituisci a te stesso la capacità di dire ad alta voce – come desideri sentirti. Restituisci a te stesso l’amore della scelta, la libertà dell’amore.
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