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Camilla Burini

Parlami di come stai


“I veri grintosi sono coloro che vivono il disagio e la vulnerabilità e raccontano con sincerità le loro vicende.”

Inizio con una citazione dal libro “la forza della fragilità” di Brenè Brown per battezzare questo scritto;

Scrivere l’editoriale di oggi per me è complicato, perché raccontare i propri pensieri, dar voce a ciò che si sente ed essenzialmente esporsi e farsi vedere , è un mestiere che lentamente sto imparando.

Giornalmente grazie a legami veri, sinceri posso imparare e sperimentare a dare importanza a ciò che ho dentro.

Il terreno in cui nasciamo, influenza e informa delle tacite “abitudini” a cui è normale sottostare.

Se penso alla mia storia, ritrovo facilmente indizi e germogli di quello che il terreno In-formava.

Negli anni in cui facevo le elementari, i miei genitori si sono separati in modo necessario e giusto (ho sempre pensato e cosi continuo a pensare), quella frattura, perché così va chiamata, ha portato alla luce e chiamato dentro me un senso di responsabilità.

Quella frattura ancor prima di viverla io, la stavano vivendo i miei “ accuditori”, due esseri umani con tutto il loro mondo emotivo, privato, e con tutto il loro terreno singolare e personale, autentico.

Noi figli siamo sempre stati aggiornati sulle loro decisioni, intenzioni, fatti, e progetti. Oggi se ci ripenso, posso constatare di quanto poco fosse indagato invece il dialogo emotivo, loro come stavano, le loro emozioni quali erano. Quel dialogo era prettamente assente, se non evocato da lacrime esaustive sul loro volto, o toni di voce esageratamente alti e sfumati di emozioni strozzate.

Indirettamente arriva un messaggio chiaro e incisivo, quando il verbo delle emozioni viene taciuto: le emozioni portano con loro una certa pericolosità, dirti come sto, chiederti come stai lo è.

Ma per fortuna quella frattura era avvenuta.

Come disse il poeta giapponese del Seicento Mizuta Masahide: «Il fienile è bruciato, ora posso vedere la luna»

Fino ad oggi, il mio percorso descrive per filo e per segno una riappropriazione di una libertà, disimparando e svestendomi da tutto ciò che trattiene, imprigiona, limita, che soffoca e sentenzia.

Il senso di benessere, di adeguatezza, di accoglienza, di sentirmi amata oggi deriva dalla creazione di un dialogo con i sentimenti, le emozioni.

Ciò che in quegli anni m’importava era mantenere un rapporto di amore con i miei genitori, è sempre stato più importante sapere che loro stessero bene, io mi sarei arrangiata a mio modo; avevo capito che io me la sarei cavata, e che avevo bisogno di stabilità e STABILITA’ significava per me: “occuparmi” di loro a mio modo, con la mia età.

La storia personale è un diamante prezioso, scelgo di essere una coach, di approfondire la relazione di aiuto, proprio grazie, per merito di quella frattura, e di questa narrazione.


Mentre scrivo, oggi, sono agitata, ho le mani fredde e mi piacerebbe vedere il tuo sguardo lettore, conoscere la tua storia.


Ancora la mia totale libertà non l’ho acquisita, ci sono ancori frammenti che non appartengono alla mia essenza, ho ancora paura di esprimere e dialogare con i sentimenti, ancora mi giudico severamente per le mie paure, per la mia emotività.


Tuttavia poter essermi creata oggi uno spazio dove poter raccontare la mia esperienza ed essere in qualche modo una mano tesa per altri, mi permette e mi invita giornalmente a rinnovare quel dialogo con le emozioni, a distendermi vicino al mio dolore, alla mia felicità e di restare aperta a ciò che potrà succedere e a ciò che è gia successo. Amarsi, ancor prima di tutto.

E’ sbalorditivo il potenziale che ognuno di noi possiede, le emozioni hanno diritto di avere un posto in prima fila nella tua vita.

La qualità di come ci si sente cambia. Ci si sente VIVI e non più VISSUTI.


Grazie.

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