Mettersi in gioco!
Perché Empiria è innanzitutto un gioco, un gioco per adulti, un gioco pensato per coinvolegere un intero borgo, un paese o una città, un gioco che attraverso il coinvolgimento e l'esperienza personale aspira a diventare esperimento sociale, fenomeno culturale e promozione del territorio.
Mettersi in gioco non sempre è sinonimo di espressione delle proprie capacità,
mettersi in gioco può significare anche essere disposti a cambiare il proprio punto di vista.
Essere aperti e ricettivi, pronti a percepire più che dimostrare.
Empiria sforza questi due aspetti del mettersi in gioco, da una parte se stessi e la propria voglia di dimostrare il proprio valore, dall'altra la capacità di relazionarsi, di saper ascoltare di entrare in empatia ed essere allineati con chi ci sta attorno.
Ed il mettersi in gioco non è assolutamente un modo di dire o una frase messa li a caso, perché Empiria è innazitutto un gioco, ed è proprio nel gioco che tutti noi fin da bambini impariamo a relazionarci.
Senza barriere, senza pregiudizi, senza schemi, solo esperienza.
Questo modo di essere scompare poi pian piano con l'avanzare degli anni, i ruoli, la società, il denaro, la fama, segnano barriere e confini, cominciano gli atteggiamenti e le tattiche, l'apparire sovrasta l'essere e perdiamo di naturalezza, disimpariamo a giocare come disimpariamo a relazionarci con chi ci sta attorno in maniera diretta, senza filtri.
Empiria cerca di togliere almeno una parte di quei filtri, mescola le carte, sovverte gli schemi precostituiti alla ricerca di quel valore universale che è all'interno dell'esperienza.
Un po' come entrare in un labirinto e lasciarsi coinvolgere da tutte el cose che ci circondano. In un labirinto Il tempo è dilatato, si è più attenti, più sensibili e più aperti agli stimoli che ci arrivano dall'esterno, si cercano intuizioni, sensazioni, percezioni che ci guidino fino a riuscire a trovare l'uscita.
Qualche tempo fa in un paesino della Romagna incastonato nelle prime tra Rimini e Cesena un'amministrazione particolarmente attenta ad alcuni aspetti della cultura, soprattutto quella teatrale, aveva dato vita ad una serie di residenze artistiche. Non si parlava ancora di progetti culturali o festival teatrali, siamo negli anni novanta del secolo scorso e forse anche dal punto di vista organizzativo e burocratico era tutto più semplice, fatto sta che il piccolo teatro Petrella di Longiano si è trasformato nel giro di pochi anni in una tappa praticamente imprescindibile, una sorta di portafortuna per gli artisti di quel periodo. E così da De André a Fossati (che li hanno registrato “Anime Salve”) fino a Dalla e Morandi, ma anche Dario Fo' e tanti altri, hanno calcato il palcoscenico di questo piccolo teatro di provincia ...ma perché vi racconto questo?
Racconto per sottolinearvi un'aspetto interessante di questa esperienza, la gente che ha vissuto quel periodo non si ricorda il pezzo che Morandi ha cantato, non è rimasto nella memoria il concerto di De André è invece rimasto quello che questa serie di esperienze ha lasciato nel vissuto personale di ognuno. E’ rimasto Dalla che nelle pause tra una registrazione e l’altra giocava a biliardino con gli avventori del bar del teatro, sono rimaste le animate discussioni tra Fossati e Faber su argomenti che spaziavano dall'arte alla filosofia, son rimaste le incursioni notturne di Dario Fò che a locale chiuso, convince l'amico ristoratore a riaccendere i fornelli e metterli comunque seduti attorno ad una tavola. Son rimaste quelle esperienze che danno un senso di partecipazione e di appartenenza, con un coinvolgimento che va oltre. Quelle esperienze di cui sentiamo di far parte e che trascendono dall'idea che potevamo avere inizialmente.